Con l’esercitazione African Lion 2021, gli Usa mettono i boots on the ground in Tunisia. Rafforzando così la presenza nel Mediterraneo meridionale in chiave anti-Russia, che in Libia sembrerebbe ormai avere una presenza radicata, ma anche anti-cinese, la cui penetrazione in Paesi come l’Algeria e il Marocco è più sottile ma altrettanto consolidata. Mosca si è da tempo impossessata della base aerea di Al Jufrah, nel cuore dell’ex Jamahiriya di Muammar Gheddafi a circa 200 chilometri dalla costa del Mediterraneo: qui i russi hanno portato nel maggio del 2020 almeno quattordici MiG 29 e diversi Su-24 riverniciati senza insegne nella base aerea di Hmeimin, in Siria. Africom, il comando degli Stati Uniti che si occupa di Africa, ha mostrato le immagini satellitari dei caccia pilotati dai mercenari russi del gruppo Wagner, che in Libia ha una presenza stimata di circa 2.000 uomini. Non solo.

I mercenari al soldo del generale libico Khalifa Haftar hanno creato una sorta di Linea Maginot del deserto, ben visibile dalle immagini satellitari open source elaborate dal network Maxar e rilanciate dall’emittente televisiva statunitense Cnn, fino ad arrivare a Sirte. La nuova amministrazione statunitense di Joe Biden teme che il Cremlino possa stabilire una presenza permanente nel fianco sud dell’Alleanza atlantica. Ecco perché quest’anno l’esercitazione African Lion 2021, prevista a giugno in Marocco, Senegal, Spagna e Tunisia, è particolarmente importante.

Generali Usa a Tunisi

Due alti comandanti dell’esercito di terra Usa, il generale Christopher Cavoli, comandante dell’Esercito degli Stati Uniti in Europa e Africa, e il generale Andrew Rohling, capo della Task Force per l’Europa meridionale, hanno fatto recentemente visita a Tunisi. Si è trattato della prima delegazione ufficiale militare di alto livello degli Stati Uniti in Nord Africa dall’insediamento di Biden. La scelta di sbarcare in Tunisia invia un duplice messaggio: da una parte di “sostegno” ai tunisini in un momento di profonda crisi economica, politica, sociale e sanitaria; dall’altra di deterrenza nei confronti dei principali rivali nel Mediterraneo, vale a dire Russia e Cina. “Siamo molto entusiasti. La Tunisia è un partner estremamente importante degli Stati Uniti “, ha detto Cavoli parlando ai giornalisti, secondo quanto riferito dal portale Al Monitor. African Lion 2021 dovrebbe mobilitare 5.000 militari provenienti da circa 20 paesi per svolgere esercitazioni congiunte in Senegal, Marocco e Tunisia a partire da giugno, pandemia di Covid-19 permettendo. L’anno scorso, infatti, le manovre erano state annullate a causa della prima ondata di coronavirus.

E l’Italia?

I piani per l’esercitazione militare coinvolgono nove nazioni partecipanti alle manovre e decine di altri Paesi come osservatori. Il Pentagono ha recentemente unito il controllo delle truppe in Africa e in Europa e anche l’Italia, da parte sua, sarà coinvolta. Dal 2019, infatti, Africom partecipa tramite la Task Force per l’Europa meridionale (Setaf) e l’Africa da Vicenza, in Veneto. “Setaf-Africa fornisce ad Africom capacità di task force congiunta dedicata e pronta”, ha detto il generale Mark Jackson, vice comandante Setaf-Africa. “Sottolineeremo e testeremo questa capacità in African Lion 21”, ha aggiunto. Le attività programmate, spiega il Comando Usa, si estendono su tre continenti e sei paesi. Lo scenario dell’esercitazione contrappone la coalizione multinazionale a una forza paramilitare sponsorizzata e sostenuta da uno Stato con capacità quasi pari: cioè praticamente l’attore armato ibrido composto da milizie e mercenari attualmente presente in Libia. “L’esercitazione è progettata per contrastare le attività maligne in Nord Africa e nell’Europa meridionale e per aumentare l’interoperabilità tra partner statunitensi, africani e internazionali per difendere il teatro da aggressioni militare avversarie”, precisa Africom. Gli Stati Uniti, insomma, intendono mostrare i muscoli in Nord Africa e nel Mediterraneo meridionale per dimostrare che sono tornati dopo il “vuoto” lasciato dall’amministrazione di Donald Trump.

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