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MONDO

Tunisia, il presidente Saied rimuove il premier e sospende il Parlamento dopo gli scontri. “Seguo la Costituzione, non è colpo di Stato”

Tunisia, il presidente Saied rimuove il premier e sospende il Parlamento dopo gli scontri. “Seguo la Costituzione, non è colpo di Stato”

“Ho deciso di assumere il potere esecutivo con l’aiuto di un capo di governo che nominerò io stesso”, ha detto il presidente della Repubblica. Per il partito islamico Ennhadha si tratta di un golpe. Domenica centinaia di manifestanti hanno manifestato chiedendo lo scioglimento del Parlamento e le elezioni anticipate.

Le scelte sono state fatte nel rispetto della Costituzione, “non è un colpo di Stato”. Il presidente della repubblica tunisino, Kais Saied, ha spiegato così in un discorso televisivo le mosse decise domenica, quando dopo una riunione con i vertici militari e della sicurezza ha sospeso i lavori del Parlamento, revocato l’immunità dei deputati e imposto le dimissioni al premier Hichem Mechichi. “Ho deciso di assumere il potere esecutivo con l’aiuto di un capo di governo che nominerò io stesso”, ha detto. “Secondo la Costituzione, ho adottato le decisioni richieste dalla situazione per salvare Tunisi, lo Stato e il popolo tunisino”. Il Paese vive da mesi una sorta di stallo istituzionale a causa della contrapposizione tra Saied e Mechichi, per via di un rimpasto governativo approvato dal Parlamento a fine gennaio scorso e mai accettato dal capo dello Stato. In Parlamento, inoltre, negli ultimi tempi sono andate in scena episodi di violenza tra deputati ed altri incidenti che ne hanno rallentato la normale attività. Dopo poche ore dall’annuncio di Saied, l’esercito, inviato a garantire la sicurezza della sede del Parlamento, ha vietato nella notte l’accesso al presidente dell’Assemblea, Rached Ghannouchi, che è anche leader del partito islamico Ennhadha, che si era presentato davanti all’ingresso.

La decisione drastica del capo dello Stato è arrivata dopo una giornata di scontri e tensioni in varie città del Paese nel giorno del 64esimo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, con diverse centinaia di giovani e attivisti hanno raccolto l’invito – lanciato in rete da un non ben identificato Gruppo del Movimento del 25 luglio – a manifestare davanti al Parlamento per chiedere il suo scioglimento. La Costituzione tunisina, tuttavia, non consente lo scioglimento del Parlamento ma solo la sospensione delle funzioni per un periodo di 30 giorni. Intorno alla mezzanotte locale, Radio Mosaique Fm ha riferito di militari dispiegati davanti alla sede del Parlamento e della tv di Stato. Il presidente non ha escluso l’adozione di altre misure e nel suo discorso ha detto di non volere nuovi spargimenti di sangue a dieci anni dalla Rivoluzione dei Gelsomini. “Chi punta un’arma diversa da quella della legittimità troverà un’arma, ma non voglio una sola goccia di sangue – ha detto – Quello che è accaduto non è stato un colpo di Stato”. Per Ghannouchi, invece, si è trattato proprio di “un colpo di Stato contro la rivoluzione e la Costituzione”. E il Movimento del 25 luglio, secondo altri media, ha invitato la popolazione a “combatterlo”.

Ieri gli attivisti hanno sfilato sotto un sole cocente e una temperatura di 40 gradi intonando come slogan principale “il popolo vuole lo scioglimento del Parlamento”. Tra le altre richieste del movimento anche che venisse fissata una data per le elezioni anticipate. Imponente lo schieramento delle forze dell’ordine che ha transennato tutte le vie di accesso alla sede del parlamento e alla centrale Avenue Bourguiba della capitale. Gli agenti hanno usato gas lacrimogeni per disperdere alcuni dei dimostranti, che avevano lanciato oggetti contro di loro, e hanno effettuato diversi arresti. Si sono verificati scontri in molte città, in particolare a Nabeul, Sousse, Kairouan, Sfax e Tozeur. Alcuni manifestanti hanno fatto irruzione negli uffici del movimento islamista Ennahdha, forza dominante in Parlamento: video che circolano online mostrano il fumo che esce dall’edificio, sono stati danneggiati computer e i manifestanti hanno lanciato documenti per strada.